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Storia di Siderno

Ultima modifica 7 marzo 2023

La storiografia e l'archeologia ritengono Siderno un sito di "origine antica", ma non si hanno informazioni precise circa la sua origine anteriormente al 1220, quando il toponimo compare nei documenti d'età sveva. L'antichità di Siderno è testimoniata da un «encolpio» (bratteata di arte orientale) su laminetta aurea istoriata che rappresenta l'Adorazione dei Magi e una delle più antiche immagini della Madonna in Calabria (il cimelio di origine siro-palestinese è simile ad altro proveniente dalla zona archeologica di Tiriolo, del VI secolo d.C.) e una placchetta aurea che reca impressa l'effigie di San Teodoro. I reperti provengono proprio dal territorio sidernese, con altri cimeli marmorei, fittili e numismatici di età classica, greca e romana, sparsi nei musei e in collezioni private. Oltre quest'episodio archeologico, scarse ed approssimative informazioni documentali rimandano all'origine antica di Siderno. Dell'età classica, greca e romana si conservano poche tracce. Un resto scultoreo greco (una testa) fu trovato in contrada Salvi. Un altro reperto sidernese, meno conosciuto e più generico, è una mozza colonna di granito liscio attribuibile al periodo imperiale romano, rinvenuta, secondo la tradizione orale, tra fine Settecento e primo Ottocento: affiorò dalla sabbia sull'arenile di Siderno, e forse proveniva dalle rovine della romana villa prediale detta Schiriminghi in contrada Randazzo, della quale, negli stessi decenni, erano stati rintracciati molti frammenti, poi andarti dispersi.

Ulteriore prova della presenza umana nella fascia litoranea di Siderno in età romana giunge dalle scoperte di sepolture isolate di carattere latino rinvenute durante i lavori urbanistici degli anni Sessanta e Settanta. Altre tombe e manufatti di epoca antica sono stati rinvenuti nei pressi della fiumara Novito, non lontano da Timpa Tenda.

Nessun segno archeologico, letterario o archivistico d'epoca anteriore all'età romana imperiale è conosciuto dagli studiosi, mentre qualche indizio sul territorio può riportare l'occupazione del sito costiero di Siderno indietro nel tempo, tra l'ultimo periodo coloniale e i primi secoli di dominio romano, cioè nei due secoli precristiani. Le mura di cinta del Cinquecento a Siderno Superiore. Nella muraglia si aprivano tre porte: quella di Salita Arco, una a sud verso Passioti e Pozzìlloni, la terza a monte nel quartiere Ianora.

La muraglia cominciata dal feudatario Vincenzo Carafa e terminata dal figlio Giovan Battista nel 1559, presto andò in disuso, soprattutto per il cessato pericolo turco dopo la battaglia di Lepanto del 1571, e gradualmente fu demolita, dal Seicento all'Ottocento, per far posto allo sviluppo demografico e urbanistico dell'abitato collinare.

Il basamento dell'ultima torre orientale era ancora visibile prima del terremoto del 1908.



Origine della Marina di Siderno.  

La marina di Sidèroni (antico nome del luogo), prima della Marina protourbana post-terremoto, era costituita da diversi raggruppamenti, primo fra tutti il nucleo attorno alla Torre e alla cappella di Porto Salvo abitato da pescatori e marittimi, e l'altro, di importanza pari o forse maggiore perchè più antico e più popoloso, composto da agricoltori e massari, denominato Circhetto (che oggi è pronunziato erroneamente «Cerchietto»), costituito da un gruppo di case di antichissimo insediamento con distribuzione all'apparenza casuale.Altri villaggi, piccoli e meno piccoli, erano sparsi in tutto il territorio. I toponimi delle contrade ancora esistenti, hanno denominazioni greche e latine, e perciò risalgono ai tempi in cui una lingua o l'altra erano d'uso corrente. Infatti, il territorio di Siderno è una costellazione di contrade, molte delle quali hanno denominazioni latine e greche, altre bizantine; qualcuna, chiamata in greco antico, suggerisce un’origine coloniale magnogreca. Nel territorio rurale di Siderno emergevano dal verde molte ville padronali, nelle quali soggiornavano il possidente e la famiglia nel periodo dei raccolti, da giugno alla vendemmia.

Alcune di queste residenze sono segnate nelle mappe dei primi Piani regolatori di Siderno dei primi decenni dell'Ottocento. La loro origine si può far risalire a dopo la battaglia di Lepanto (1571), che allontanò i pericoli della pirateria turca e consentì il notevole sviluppo di Siderno ai tempi del governo di Fabrizio Carafa. Gli edifici, verosimilmente danneggiati o ricostruiti in seguito ai dieci gravi sismi del Seicento e dopo la catastrofe tellurica del 1783, erano baricentrici alle tenute agricole coltivate da braccianti che risiedevano da sempre nell'agro. Nel 1660, ai tempi del vescovo Vincenzo Vincentini, Scipione Crupi, un padrone di velieri mercantili d'origine greca (Kurupis è, infatti, cognome ellenico) acquistò un piccolo suolo sul lato destro della Torre di vedetta medievale (dove adesso c'è l'Ufficio postale, sul Corso della Repubblica) e si fece autorizzare dalla Curia a costruire una cappella di culto dedicata a Maria Santissima di Porto Salvo, cioè del Buon Approdo, segno che colà gli sbarchi erano frequenti per scopi commerciali. Infatti, lo «scarricaturi» (il pontile di scarico) di Siderno diventò uno degli scali marittimi più importanti del Meridione nell'Ottocento, richiamando molti commercianti e imprenditori dalle zone tirreniche calabresi, dalla Sicilia e dal Napoletano, che a Siderno decisero di impiantarono varie attività.

Inoltre, le cronache informano che verso la metà del Settecento nella Marina di Siderno fu impiantata una delle primissime industrie moderne, forse in anticipo rispetto al fenomeno della «rivoluzione industriale». L'opificio era destinato alla produzione di salnitro, materia prima nella preparazione della polvere da sparo, di cui faceva parte anche il carbone estratto nelle modeste miniere di Agnana.


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